di Giovanni del Prete
produzione Teatro Golem
in collaborazione con Teatro In Fabula
con Francesca Iovine
e Tommaso D’Avanzo, Silvia Del Zingaro, Lidia Pezzurro
voce: Marilù Poledro
musiche: Vincenzo Oliva
audio e luci: Giovanni Granatina
foto di scena: Marco Moscato
regia: Giovanni del Prete
3-4 dicembre 2011 > Napoli, Teatro Area Nord
Note
Una trama senza trama.
Uno spettacolo che, basato su una ricerca antropologica delle tradizioni popolari, sulle credenze e superstizioni del Sud Italia, cerca di far rivivere un passato, ancora presente in alcune zone, anche non remotissime, attraverso la magia della cattiveria, del male.
La janara, è la strega, allora, in ogni cosa gioisce della rabbia, dell’insoddisfazione, della zizzania, anche autoreferenziale. Come ogni magia di colore, agisce tramite simulacri umani e ombre, tramite figure e totem vitali, che rappresentano categorie antropiche, simboli di una umanità in cui stillare, a gocce di esperienza, il male.
Nell’acronia, i luoghi si confondono diventando uno solo (quello teatrale), l’immaginazione passa da case abbandonate, vecchie, fatiscenti a campagne verdi e fertili, a intimi spazi di gioco per grandi e piccoli. Quindi non necessariamente cupi e bui, proprio perché il male si compie anche sotto la luce del sole, anche attraverso le parole di un bambino, così senza motivo. Riti, ritorni e richiami di un contesto che sfuma, dunque da afferrare non in una sola dimensione, ma in più realtà: possibili interazioni tra episodi che sfogliano la verità di tutti.
Narrativamente, il male è un elemento fondamentale, è l’antagonismo, è l’ostacolo oltre il quale c’è la riuscita, la vittoria. In Janara, la catarsi è di segno meno, sfugge a connotazioni morali o religiose, e decide da sé, immagine dopo immagine, l’aura entro cui la manifestazione si consuma. La janara affascina come il male subdolo canta una lingua viva e sprezzante, forte, in una sola parola, “necessaria”, proprio come una Janara vorrebbe essere definita.