Dicono di “Variazioni enigmatiche”

17 Novembre 2015

Teatro in Fabula

«Una regia che coniuga in maniera eccellente, il cinema e il teatro, creando una perfetta fusione tra i due generi, senza mai far prevalere l’uno sull’altro (…) Una scenografica simbolica, molto efficace, e una recitazione impeccabile, che non ha mai tradito stile e ritmo, hanno tenuto lo spettatore col fiato sospeso per tutta la durata dello spettacolo, scatenandogli forti emozioni. “Variazioni enigmatiche” è dunque un viaggio fatto di amore e passioni che ti coinvolgono, ti catturano, ti emozionano e ti fanno riflettere».

(Gianluca Masone su “My generation web”)

«Un preciso lavoro introspettivo che è percepito dagli spettatori, completamente rapiti dalle interpretazioni. L’attento lavoro di regia dà frutto ad un atmosfera di attesa, di sospensione».

(Francesco Morra su “Il Roma”)

«Mallardo riesce a tenere il ritmo della narrazione incalzante e appassionato lungo tutta la durata della rappresentazione: il pubblico non ha mai il tempo di assimilare e accettare un colpo di scena, che subito sulla platea si scaglia un’altra bruciante verità, e la regia dispiega, come in un effetto matrioska, il mistero che lega i due uomini, indissolubilmente incatenati dal ricordo di una donna, che altri non è se non la personificazione stessa dell’Amore, quella ragione che si piega a qualsiasi natura dell’uomo».

(Monica Iacobucci su “Spaccanapoli online”)

«La trama si dischiude pian piano come i petali di una rosa, presentando una serie di “variazioni” della realtà, l’una diversa all’altra, “enigmatiche” perché lo spettatore non saprà mai qual è quella vera, forse nemmeno alla fine del dramma, perché tutto è relativo e il comportamento straniante degli attori ci fa capire che esistono tante sfaccettature della realtà, non solo tante quanti sono i personaggi, ma tante quante sono le varianti di ciascun personaggio».

(Erika Chiappinelli su “Linkazzato”)

«..nella “Variazioni enigmatiche” è infatti il testo il vero protagonista, col suo minuzioso indagare, con i suoi lampi ironici e salaci, col suo connotare le psicologie in scena con una perizia ed una raffinatezza che seguono una progressione esponenziale, col suo procedere per rivelazioni e ribaltamenti».

(Michele Di Donato su “Il Pickwick”)

«La partitura respira grazie alla prorompente energia dei due attori, in grado d’imbrigliare il testo senza presunzione, eccessiva esasperazione o al contrario eccessiva soggezione attoriale, dimostrando che bastano pochi mezzi per confezionare uno spettacolo avvincente e di grande intensità espressiva».

(Roberta Daniele su “Factanet” )

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