Interviste con “Il Gallo”.
Raffaele Ausiello: Un vampiro che si nutre di emozioni.
Intervista a cura di Christian Coduto
“Hi Mr. Coduto!”. Esordisce così, Ausiello Raffaele: con gli occhi attenti e una simpaticissima faccia da schiaffi. E proseguirà allo stesso modo nel corso dell’intera intervista, tra uno sberleffo e una battuta, voli pindarici alle domande che gli vengono fatte e qualche intermezzo in un inglese inventato. La prima volta che lo vidi sul palco (durante le “Dignità autonome di prostituzione” al Teatro Bellini di Napoli), rimasi colpito dalla sua espressività, dal suo modo di interpretare il dolore e la sofferenza in maniera totale, senza risparmiarsi. Concedendosi al pubblico altruisticamente (cosa assai rara in un interprete così giovane). Il motivo del nostro nuovo incontro è il tour promozionale che l’attore sta facendo per il film “L’evento”, la sorprendente opera prima di Lorenzo D’amelio, che sta raccogliendo risultati lusinghieri in molte città della Campania, in attesa di un lancio definitivo nel resto del nostro Paese. E’ facile provare ammirazione per un personaggio del mondo dello spettacolo: si rimane colpiti, spesso, dal ruolo che gli viene affidato. Per questo motivo la stima è infinitamente moltiplicata, quando ti rendi conto che l’essere umano che si nasconde dietro la figura pubblica è altrettanto degna di essere conosciuta. Dico a Raffaele che la sua prova d’attore nel film è da brividi e vengo immediatamente sommerso di grazie. Nel momento in cui (tra il serio e il faceto) gli dico “Se non la finisci di ringraziarmi, ti riempio di calci nell’intestino tenue”, si acquieta.
La prima domanda nasce spontanea: chi è Raffaele Ausiello?
Raffaele Ausiello è un nome che condivido con due o tre parenti. Quindi non credo consti nel nome il mio essere (ride) … sono un giovane (per ancora un po’) uomo figlio della provincia di Napoli, classe 1983. Novembre, per la precisione. Son sempre stato un vecchio bambino o un bambino anziano, nonostante le apparenze, in continua lotta per essere in armonia con la mia età. Tra i più vividi ricordi della mia infanzia ci sono “L’uomo tigre”, la trilogia di “Ritorno al futuro” e la Messa della domenica. Già la Messa. Strano che dalla tua domanda io sia giunto ai ricordi d’infanzia, vero? Vabbè, ti do qualche informazione canonica: sono di Torre del Greco, terzogenito (ho due sorelle più grandi). Madre casalinga e babbo marittimo (ora in pensione) come tanti uomini di Torre del Greco. Ho un diploma di maturità classica e una laurea specialistica in Filologia Moderna … insomma: mi sono sempre tenuto lontano da risvolti “pratici” per la mia vita! Qualcosa ti ho detto. Qualche conseguenza traetela voi.
Parliamo de “L’evento”: nel film interpreti il ruolo di Flavio…
E’ il protagonista. Un giovane uomo di circa 30 anni, che svolge attività criminose ma in maniera “pulita” e senza versare sangue. Da questo tipo di attività si allontana grazie all’apparizione nella sua vita di un amore. Sappiamo poco del suo passato. E’ di certo un napoletano (o della provincia) e si è ritirato in una zona di confine per svolgere in tranquillità i suoi affari, senza essere immischiato in brutte storie, nelle frenesie della metropoli.
Nel film il tuo personaggio è vittima di colpi epilettici nel momento in cui il tempo lo attraversa. Quali direttive hai avuto dal regista per interpretarli e a cosa ti sei ispirato?
Ti ringrazio per questa domanda. Rispondendo, spero di chiarire un punto. Il film è volutamente leggibile a più chiavi. Catalogare la storia di Flavio come storia di un epilettico sarebbe riduttivo. Il malore psicofisico degli “eventi” doveva avere qualcosa di riconoscibile e attribuibile a patologie cardiache e alle convulsioni epilettiche, ma doveva avere qualcosa anche di “altro”. Più che allo studio dei casi clinici di epilessia, io e Lorenzo abbiamo cercato di trovare qualcosa che rimandasse a un malore e a una crisi, ma allo stesso tempo fosse emblematico di un “viaggio” (dell’anima? Della mente? Del corpo?) in diverse dimensioni spaziotemporali e in diversi piani di coscienza. Non sono un sostenitore sfegatato dell’istinto per quanto riguarda le diverse scuole di pensiero sull’arte e sul mestiere della recitazione, ma devo ammettere che mi sono basato su intuizioni e istinto e (come in un’improvvisazione jazz) ho dialogato con Lorenzo e la sua camera in spalla. Vaghi spunti li avevo avuti da una strana esperienza infantile raccontatami proprio da Lorenzo. Posso aggiungere una cosa? Vorrei fare i complimenti alle musiche composte ad hoc da Simone Cilio, che rafforzano il pathos e la tensione dei malori.
Hai fortemente voluto che la storia venisse realizzata. Ti sei occupato in primis del casting…
Sono soprattutto attore teatrale, sia “ufficiale” sia in quello cosiddetto off e sono in continuo contatto con attori. Lavoro da freelance e ho una mia compagnia che prende il nome di Teatro in Fabula che è nata nel 2010 grazie a Giuseppe Cerrone, Stefano Ferraro, Aniello Mallardo, Antonio Piccolo e al sottoscritto. Tutti e cinque abbiamo in comune la frequentazione (in trienni diversi) della scuola diretta dal Maestro Carlo Cerciello al Teatro Elicantropo di Napoli. Con Teatro In Fabula abbiamo affrontato le cose più disparate (Pirandello, Campanile, Paravidino, Osborne, tra le altre cose), ma sempre con l’intento di non prescindere né dalla sperimentazione né da un contatto reale col pubblico, allontanatosi sempre più dal Teatro (ecco perché Fabula). Quando Lorenzo mi ha chiesto una mano per il lavoro di casting, non ho potuto non chiedere la collaborazione dei miei “soci”. Così, con la supervisione di Lorenzo, abbiamo contattato coloro che ipotizzavamo giusti per i ruoli scoperti (l’80% almeno). La particolarità della sceneggiatura e la stima verso il nostro giovane gruppo ha fatto sì che molti colleghi e colleghe ci abbiano dato la loro disponibilità, tra cui anche due “veterani” come Massimiliano Rossi (tanto teatro e poi “Mozzarella stories”, “Gomorra – la serie”) e Marco Mario De Notaris (anche qui tanto teatro e “Song ‘e Napule”, “Take five”, “Rex”, “Distretto di polizia”).
Quali sono i pregi e i limiti del lavorare in un progetto indipendente?
In parte gli stessi che incontri quando sei un “indipendente” a teatro. C’è una spinta “pura”, ma spesso carenza di mezzi. Se da un lato hai la libertà di non dover dare conto relativamente a nessuno del tuo lavoro (relativamente perché, prima o poi, il tuo lavoro incontrerà il pubblico e a lui dovrà dar conto), dall’altro non hai dei sostegni e delle strade che faciliterebbero non solo il tuo lavoro ma anche la fase in cui in tuo lavoro diviene (perdonami il termine) un “prodotto”, una creatura da offrire al pubblico. Il nostro film è indipendente nel senso stretto del termine. Come sai sotto la voce indipendente rientrano film che hanno anche budget di 100 mila euro, 200 mila, e così via … e non è affatto il nostro caso … tutt’altro! Pensa che anche la color correction (che è una delle cose più costose in fase di post-produzione) è stata l’ennesima competenza che Lorenzo si è caricato sulle spalle.
L’attore è un lavoro, ma non solo. Gli interpreti, inevitabilmente, mettono qualcosa di proprio nel personaggi che vengono loro affidati. Cosa c’è di Flavio in Raffaele e viceversa?
L’amore (non costante) per i luoghi solitari, lontani dalla frenesia. L’odio e il disgusto per le armi. Non t’aspettavi fossi così netto nella risposta, ma anche così evasivo, eh? (Scoppia a ridere)
Sei molto attivo in ambito teatrale. Quali differenze riscontri tra la recitazione tradizionale, classica e quella di fronte ad una telecamera? In quale ambito ti trovi maggiormente a tuo agio?
Se in teatro mi reputo ancora giovane, con l’audiovisivo sono praticamente un feto! Quindi non so se sono capace di risponderti. Però una cosa credo di saperla: se un attore è un attore intelligente nel suo mestiere e nella sua “arte” ha tutti i mezzi per declinare la sua recitazione rapportandosi criticamente e con cognizione di causa a quello che sta facendo. E credo che la differenza sia da farsi non solo tra Teatro e Telecamera, ma anche tra progetto e progetto all’interno dei medesimi macrocampi che abbiamo così sintetizzato. Un’altra cosa però posso dirtela, nonostante la mia “ignoranza”: spesso a Teatro fai i conti con la paura, col panico più totale. Di fronte a una telecamera, tutt’ al più, puoi sentirti un cretino!
Una grande popolarità è arrivata grazie alle “Dignità autonome di prostituzione” di Luciano Melchionna. Nello spettacolo sei il “Vampiro” e ti confronti nientepopodimeno che con Luigi Pirandello …
Be’, ti ringrazio, ma non sono popolare. Ho l’onore e il piacere di prendere parte a uno spettacolo che è sì popolare, come il suo artefice. Proprio in questi giorni starò a Lecce con le “Dignità” (per la quinta volta, dopo tre edizioni napoletane e una torinese). Uno spettacolo che miscela con sapienza show, musica e teatro da circa 8 anni. Ma è uno spettacolo da vivere, quindi risparmio a chi ci leggerà etichette e sintesi approssimative. Tu invece lo conosci … (ridiamo insieme). In qualità di attore-prostituta mi relaziono agli spettatori/clienti come Vampiro … e il vero motivo dello pseudonimo lo scoprono solo quando gli offro la mia “pillola di piacere teatrale”. Non vado oltre perché ci potrebbe leggere qualcuno che un domani sarà mio spettatore! Il lavoro con Luciano (che non finisce mai, è un continuo work in progress) è difficile, stimolante, massacrante … ma GRATIFICANTE! Quell’uomo quando ti dirige riesce a trovare un equilibrio audace tra mente, tecnica (è stato anche attore di Ronconi) e viscere. Inoltre, in quanto anche uomo di cinema, sa trovare la giusta modalità espressiva in equilibrio tra cinema e performance dal vivo.
In rete è possibile imbattersi in alcuni tuoi video esilaranti, così in netto contrasto con il ruolo di Flavio, per esempio, o lo stesso Vampiro. Quanto è importante la versatilità per un attore a tuo giudizio?
La versatilità è una cosa che apprezzo molto da spettatore, come anche il trasformismo. Ma non credo siano questi i parametri per giudicare bravo o meno un attore. L’immenso, adorabile Mastroianni offriva sì diverse “declinazioni” del suo “sé scenico”, ma nulla se paragonato all’organico e maniacale trasformismo di un Volontè. Eppure io dico con sicurezza che Mastroianni fosse davvero un attore straordinario. Detto ciò, sono affascinato da attori come Gary Oldman, Michael Fassbender e tutti quegli attori da cui ogni volta resti sorpreso, che ti sfuggono; quelli che pur essendo noti ti portano a dire solo dopo “Aaah, ma questo era quello!?”. Ai fini del mestiere (e della sopravvivenza) avere capacità di reinventarsi in operazioni anche diversissime tra loro può essere certo un’arma in più. Ed è (in aggiunta!) anche una forma di divertimento!
Nel videoclip “Faccia di Q” dei Moda Loda Broda, sei un medico alquanto naif. Una sorta di omaggio a Toni Servillo, sbaglio?
(Scoppia a ridere fragorosamente) L’hai visto? Devi sapere che, per gioco, con altri tre o quattro amici spesso mi divertivo (e mi diverto) a imitare Toni Servillo. Più che un’imitazione, è una libera interpretazione affettuosa (ma parodica) di alcuni elementi dei suoi personaggi e di alcuni elementi di Servillo uomo (elementi inventati o dedotti, ma alcuni visibili). Un giorno, con una webcam, io e il mio amico Edoardo Sorgente (un giovane attore di grande talento che sta studiando alla Grassi a Milano) improvvisammo totalmente una scenetta in cui il Maestro Toni insegnava a leggere e “recitare” un testo a un giovane adepto (il testo era in realtà una guida turistica presa a caso nella camera di Edo). Per diletto caricammo il video, prima su Facebook, poi su Youtube. Incontrammo un inaspettato riscontro e divertimento non solo da parte di amici, ma anche di estranei. Dopo quello (sempre in maniera grezza e scherzosa) ne abbiamo fatti altri. Se vi interessa, il primo lo trovate su Youtube col titolo CLONY SERVILLO. Fonti attendibili ci dicono che il primo video l’ha senz’altro visto Angelo Curti, il produttore di Servillo e Sorrentino! Il gruppo MODA LODA BRODA è un duo composto da Ramtzu e Boombuzz. Quest’ultimo, oltre a essere mio cugino (all’anagrafe Francesco Ausiello) è anche uno dei 5 elementi che compongono i FUNKY PUSHERTZ. Divertiti da questa mia imitazione/parodia, mi chiesero di prendere parte al loro primo videoclip ufficiale. Quanto a Servillo, che dire? Faccio parte di quella generazione che (per usare un’iperbole) lo ama e lo odia allo stesso tempo. Alla mia età forse Servillo amava/odiava Eduardo. Io amo/odio lui. E’ la storia! Ci tengo a precisare che è un attore e regista notevole. Ovviamente, nonostante il mio paragone, nel caso di Eduardo parliamo di una figura che ha assemblato in sé in tutt’altra epoca la figura di capocomico, prim’attore e drammaturgo (e che drammaturgo!).
Come attore, dammi un giudizio sul lavoro di Lorenzo D’Amelio in qualità di regista.
Lorenzo è alla sua opera prima, quindi anche lui ha le sue acerbità e i suoi limiti. Provenendo dalla musica sa anche che si è sporcato poco le mani con la recitazione. Ma la sua sensibilità di uomo, di creativo e di musicista gli fanno “sentire” quando qualcosa non va. C’è qualcosa di naif in Lorenzo e nella sua creatività che gli consente (anche già in fase di scrittura) di non essere bloccato da sovrastrutture e autocensure. A ciò però si unisce una buona conoscenza tecnica del mezzo cinema. Anche lui spesso ha dovuto non solo seguire i suoi piani, ma adattarsi alle situazioni e jazzare (si può dire così?) con gli attori, gli imprevisti e le difficoltà. La cosa più bella di Lorenzo regista è lo stupore. In quanto non regista di teatro e in quanto non ex attore è stupito come un bambino di fronte alla magia degli attori. Mi escludo, senza falsa modestia: a “L’evento” hanno collaborato attori veramente bravi, che ammiro io, in primis, da spettatore.
Quali sono gli attori che ti hanno portato ad amare la recitazione, i tuoi punti di riferimento?
Ricordi d’infanzia mi riportano ad alcuni teatrini provvisori di burattini nella Villa Comunale di Torre del Greco e a uno spettacolo in cui un ignoto al me di allora Maestro De Simone affabulava durante una matinée con “Lo cunto de li cunti” di Basile. Con l’adolescenza, l’università e la gavetta gli stimoli sono stati tanti, variegati e provenienti sia dal teatro sia dal cinema, ma anche dai libri. C’è stata una fase adolescenziale in cui, non solo cercavo di “mangiare” teatro (e in questo teatro è compreso anche e non solo le testimonianze audiovisive delle messinscene di Eduardo), ma contemporaneamente ero un patito di DiCaprio e di James Dean (lo guardo interrogativo e lui scoppia a ridere). Poi la mia mania è passata, ma continuo a vederli come due attori eccezionali. Ho difficoltà a sintetizzarti chi e cosa e in che fasi mi abbia fatto da “modello” o da “punto di riferimento”. Posso dirti due cose: la prima è che fondamentali sono stati nella mia formazione il professor Antonio Borriello (un noto esperto di Samuel Beckett) e Carlo Cerciello. Non posso prescindere da loro se mi volto indietro; la seconda è che mi piacerebbe lavorare con (dico nomi a me relativamente “vicini” ) Peppino Mazzotta, Lino Musella e Orlando Cinque. Vabbè se riuscissi a lavorare anche con Tarantino e Terrence Malick non mi lamenterei
Embè … Torniamo al film: Flavio decide di dare un taglio alla sua precedente vita, grazie all’amore per una ragazza. L’amore come motore del mondo. Quanto è romantico Raffaele Ausiello?
Gli attori sono creature che in nuce non cercano altro che amore … ho risposto?
Decisamente NO, ma tanto lo sappiamo che sei un romanticone (ridacchia sotto i baffi). Dacci qualche anticipazione su “Rooms 22”, un progetto al quale tieni molto …
ROOMS 22 (in collaborazione con Giffoni) è la prima webseries italiana ambientata all’Inferno. Per ora abbiamo girato dei teaser e a giugno gireremo la pilota. Io ne sarò il protagonista: Max Virgil. Si girerà in 4k (standard cine) con riprese che mescolano live action con ricostruzioni degli ambienti in cgi. Sono due le società che stanno dietro al progetto: Tipot (per la parte vfx e cgi) e Flow (per la parte di scrittura e per le riprese live). Col supporto del Giffoni Film Festival puntiamo a una prima stagione composta da nove puntate, scritte e dirette da Luigi Pingitore. Non posso dirti molto al momento, vorrei ma non posso… ti dico solo che, dopo “Nei molti mondi” di Guido Acampa e Gabriele Frasca (attualmente al Museo di antropologia di Firenze, ed edito da Sossella editore) e “L’evento”, sono alle prese con un’altra operazione che cerca, senza snaturarsi, di non toccare le solite cose trite e ritrite nel panorama italico.
Domanda multipla: ultimo film visto al cinema, ultimo libro letto, ultimo cd acquistato e ultimo spettacolo visto a teatro.
Oddio! In questi giorni vedrò l’ultimo di Nanni Moretti … ma non ricordo qual è l’ultimo che ho visto al cinema! Assurdo! Forse “Birdman”. Cd: mi pare di aver acquistato in un autogrill una raccolta di Duke Ellington; poi, durante la fase delle riprese de “L’evento”, i miei cugini dei Funky Pushertz (Enrico Reddog Ausiello e Francesco Boombuzz Ausiello) mi hanno regalato “La grande abbuffata” (2013, Suonivisioni Label). Libro: ho appena finito l’autobiografia del collega e amico Giuseppe de Vincentis (anche lui presente ne “L’evento” N.d.R.), ovvero “Il campo del male” (edito da Pironti Editore). Spettacolo: “La società” della Compagnia Musella Mazzarelli.
Dopo “L’evento” cosa dobbiamo attenderci da Raffaele Ausiello?
Ah, questo vorrei saperlo anch’io!! Dai ti do un’anticipazione: la nuova autoproduzione di Teatro in Fabula prenderà le mosse da “Il codice di Perelà” di Aldo Palazzeschi e la regia sarà di Aniello Mallardo.
Tutti hanno un sogno nel cassetto: qual è il tuo?
Diventare una persona serena e che sappia dare serenità.
Mi mancava il tuo lato alla Gandhi (ride). Grazie mille per la disponibilità e … facciamo così, un augurio te lo faccio io: ci rivediamo alla consegna degli Oscar?
Mah non lo so, tutte quelle ore di aereo…! Grazie a te, di cuore, grazie mille!
Lo guardo storto.
Ah, ok … NO grazie di cuore.
Ce l’abbiamo fatta!