quaderni di teatro in fabula
Uno spazio di riflessione, uno spazio che ci mancava: un momento in cui fissare, a beneficio nostro e forse anche di chi ci segue, alcune delle scoperte che il nostro mestiere ci porta a fare.
Per poter mettere nero su bianco alcune tappe del nostro percorso, nel tentativo di essere sempre più intensi, coerenti, ma conservando anche la leggerezza necessaria al viaggio.
La scala erigenda di Edoardo Cacciatore
«La scala erigenda» di Edoardo Cacciatore (1912-1996)¹ è una delle liriche più belle del Novecento. Non solo per i significati che veicola e trasmette ma anche per l’impianto formale e visivo, esibito con spavaldo dinamismo. L’ambizione è la stessa che sottende la costruzione di imponenti cattedrali. Il componimento si articola in due strofe. La prima di ventuno versi, ripercorre, a volo d’uccello, tutte le lettere dell’alfabeto, dall’ultima la Z alla A, secondo un procedimento retorico e musicale, definito retrogradatio², che riporta in auge l’arte della fuga. Insomma si procede all’indietro, eppur si avanza nella presa del mistero e del mondo.
Illusione, Gioco e Autenticità del Teatro
Frequentare un corso di teatro non può essere considerata un’esperienza come le altre. Chi scrive ha avuto la possibilità di far parte del laboratorio teatrale tenuto da Melissa Di Genova e Antonio Piccolo, attori della Compagnia Teatro In Fabula, conclusosi con lo spettacolo La Valigia dell’Attore, andato in scena nella serata del 24 maggio, a Lioni (AV).
Perché il Teatro deve abbandonare il disincanto
Può il Teatro raccontare il mondo di oggi? Può il Teatro raccontare la Realtà? È una domanda legittima, che il Teatro di ogni epoca si è posto, e che volenterosamente si pone anche oggi. Ma, se per più di due millenni il Teatro ha avuto quasi il monopolio sul racconto della contemporaneità, oggi non è più così. Non lo è per niente.
Perché ho scelto Galois
La Storia è un coacervo di fatti, volti, parole. Non è facile orientarsi. Siamo travolti dal procedere inarrestabile del tempo e vorremmo trovare un approdo, una sponda dove riparare, ristorarsi e magari cominciare a scavare in un soggetto, qualunque esso sia. Gli avvenimenti e le epoche sono davanti a noi: guerre mondiali, genocidi, l’età elisabettiana e la rivoluzione copernicana, quel dominio “senza regole” che Verlaine chiamerà Decadismo, e così via. Eroi di guerra dunque, l’epica contemporanea del Vietnam, preti gnostici di apparente formazione cattolica ma dediti a culti parasatanici nella Francia di fine ottocento, lo sguardo inquieto di Wilde, la crisi missilistica di Cuba, le paure di Galilei, le ondate rivoluzionarie del Secolo Breve, l’utopia marxista, la fine delle ideologie, i successi della scienza, i suoi rapporti col potere, la corsa allo spazio, c’è ne per tutti.
Are you living your dream?
Nel 1906 Kostantin Stanislavskij ritorna a Mosca dopo il riposo estivo per dare inizio alla stagione teatrale. Vi torna portando con sé queste riflessioni: «Come preservare la parte dalla degenerazione, dalla graduale morte spirituale, dalla tirannia dell’abitudine inveterata dell’attore e dell’addestramento esteriore? (…) È necessaria una certa preparazione spirituale prima di dare inizio alla creazione, ogni volta, a ogni sua ripetizione. Occorre, prima di creare, essere capaci di entrare in quella atmosfera spirituale nella quale soltanto è possibile il mistero della creazione».
Il Teatro è in crisi perché è Brutto
Se ci si convince di vivere in un mondo in decadenza, popolato da persone ignoranti e sciocche, è in atto una scelta: mi sto mettendo dalla parte di una minoranza. Una minoranza moralmente superiore, naturalmente. Se questo suprematismo morale, poi, è dichiarato da un’intera categoria, come può essere quella del teatro, si sta alzando volutamente una barriera: noi siamo la minoranza intelligente e sana, cioè chi fa teatro; voi siete la maggioranza gretta e stupida, cioè chi non lo fa.